1.3.1. Il politico, una persona come le altre

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Innanzitutto parliamo dell'eletto. Nonostante l'appellativo, egli non è il Neo del film “Matrix”, né un messia investito da dio: è una persona qualsiasi, scelta da altre persone qualsiasi; come tale egli partecipa di tutti i difetti che la gente comunemente riconosce quando li vede espressi dal vicino di casa, mentre fatica a farlo quando il “difettato” è anche persona di qualche rilevanza sociale.

Anche questa è cosa da tenere bene a mente: non vi è alcun motivo per il quale non si debba ritirare la propria fiducia al politico che ci ha deluso, così come la si ritirerebbe al vicino di casa, solo per il fatto che il politico ha un ruolo influente. Intanto perché ha quel ruolo grazie al nostro voto e non viceversa, e poi perché i danni che può fare una persona incapace di rispettare la fiducia demandatagli sono enormemente più grandi quando il ruolo da essa ricoperto è di grande influenza sulla vita d'ogni giorno.

L'eletto, essendo come abbiamo detto una persona coi pregi e i difetti di tutte le altre, tenderà a comportarsi bene o male in rispetto al dichiarato programma elettorale a seconda di quel che sentirà essere i rischi o i premi in ballo. Se, come ahimé succede, continua ad essere votato nonostante si comporti anche all'opposto di come vorrebbero i suoi elettori, sempre meno sentirà l'esigenza di soddifarli, sempre più tenderà a focalizzarsi sui propri interessi. Dopotutto, visto che continuano ad eleggerlo, forse a loro piace proprio così! E qui, paradossale, arriva il malcontento degli elettori: non sono contenti di chi hanno votato, ma insistono, magari finché si stancano e decidono di non votare proprio più, peggiorando la situazione.(1)

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NOTE
(1) Altri approfondimenti alle parti 4.3. e 4.6. (torna al testo)

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