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sito dedicato ai meccanismi che muovono la politica e che i politici preferirebbero nascondere. A cura di Giovanni Genovesi

1.4. Destra e sinistra

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Uno dei più rilevanti, se non il principale criterio di orientamento politico a disposizione della gente è dato dalla contrapposizione tra destra e sinistra, ma pochi sono coloro che ricordano le origini ed il significato proprio di queste parole(1).

L'uso politico risale alla rivoluzione francese, quando in occasione della discussione sulla concessione della libertà religiosa i deputati conservatori presero posto alla destra del presidente dell'Assemblea. Tale disposizione di conservatori a destra e progressisti a sinistra si ripete a tuttoggi nelle nostre aule parlamentari(2).

Ecco emergere uno dei punti chiave del nostro problema: destra e sinistra sono delle parole che servono a connotare rispettivamente la parte conservatrice e quella progressista dello schieramento politico, ma i politici usano avere poca coerenza tra la propria tendenza politica e le promesse sbandierate al solo scopo di conquistare o conservare voti. Da qui emerge una confusione senza fine, dovuta al fatto che invece di discutere nel merito dei problemi sul campo, soppesandone le possibili soluzioni secondo ragione, mantenendosi aperti a considerazioni e proposte da chi fosse più vicino al problema stesso e dunque lo conoscesse meglio, spesso i "professionisti" della politica guardano il problema esclusivamente sotto la luce della loro ideologia, considerando le sole soluzioni che possono dare risonanza elettorale al proprio partito, o appellandosi contro ogni buon senso(3) alla supremazia dei risultati ottenibili seguendo la loro tendenza politica, indipendentemente dal fatto che la strada da percorrere sia, di fatto e secondo il senso proprio delle parole, di destra o di sinistra.

Accade così che il pubblico senta la destra affermare la necessità del cambiamento, seppure ideologicamente sia di tendenza conservatrice (agli estremi anche reazionaria), mentre si vede la sinistra lottare per lo status quo e i diritti/privilegi acquisiti, nonostante storicamente abbia sempre lottato per modificare lo status quo e per uniformare i diritti e ridurre i privilegi (agli estremi anche per la rivoluzione della società, con una improponibile tabula rasa da cui ricostruire la società perfetta).

La confusione si cronicizza nel momento in cui si ritiene che non solo una sola sia la tendenza capace di dare i frutti migliori, ma che anche chi si definisce preferenzialmente di destra o di sinistra appartenga a tipi tra loro inconciliabili di persone, quasi che la divergenza politica fosse sintomo di divergenza anche biologica, razziale, intellettuale e sociale. Questa confusione fa non poco gioco al politico.

Fa gioco perché il cittadino che si convinca di tale irriducibile differenza svilupperebbe uno spirito di appartenenza tribale nei confronti della sua parte politica e dei suoi rappresentanti, per tale spirito egli tenberebbe comunque a preferire sempre, in sede elettorale, i candidati della stessa sua "tribù", indipendentemente dal loro essere o meno individui capaci o dei quali fidarsi una volta eletti, ma soprattutto in modo completamente acritico rispetto ai risultati, alla capacità e all'affidabilità da questi dimostrati in precedenti mandati.

Concludendo:
- destra e sinistra sono comode abbreviazioni per due opposte ma poco definite tendenze politiche, pensare che in ogni situazione sia sempre migliore l'una rispetto all'altra ' è ridicolo come credere di poter vincere un gran premio con un'auto che sterzi solo da una parte;
- in ognuno di noi sono presenti entrambe le tendenze, la cui prevalenza dipende dalle nostre aspettative(4), non esistono inconciliabilità politiche nel passaggio dall'una all'altra parte, come hanno ampiamente dimostrato numerosi politici capaci di vestire con disinvoltura i panni di destra o di sinistra a seconda delle loro convenienze del momento;
- ai fini del nostro più personale interesse, piuttosto che votare un profittatore (o peggio un incapace) meglio sarebbe scegliere una persona capace e onesta, anche se di colore politico opposto al nostro.

Chiaramente il discorso non si esaurisce qui, ma si esaurisce invece lo spazio che gli compete in questa parte ove approfondire oltre sarebbe fuori luogo, chi volesse leggere dell'altro si rivolga agli approfondimenti.

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NOTE
(1) Per la nota storica si è fatto riferimento alla voce destra curata dal grande filosofo politico Norberto Bobbio per l'Enciclopedia di Repubblica. (torna al testo)
(2) Sappiamo bene che non è la sola contrapposizione tra conservazione e cambiamento ad esaurire tutti i connotati delle parole in questione, tuttavia si ritiene che così sia più semplice chiarirsi le idee sulla tendenza di fondo cui ci si richiama quando ci si dice di destra o di sinistra. Nel contempo, si fa riferimento a ciò che si fa ogni qual volta la vita ci propone una scelta: tenerci sulla via vecchia o cambiare per la nuova? Tutte le volte che si propende per mantenere quel che si ha può dirsi che si è compiuta una scelta di destra, viceversa nel caso opposto, solo che nelle scelte quotidiane il propendere per l'una o per l'altra possibilità a seconda delle circostanze viene chiamato buon senso, mentre in politica -strano a dirsi- dicesi incoerenza o tradimento o ribaltone. (torna al testo)
(3) Per una considerazione su buon senso e senso comune vedi alla parte 4.1. (torna al testo)
(4) Di solito si tende ad essere conservatori quando un prospettato cambiamento si crede riduca le nostre possibilità di benessere, si tende ad essere progressisti nel caso opposto, e questo è un fatto con derivazioni precise e ben studiato dalla teoria dei giochi, vedi alla parte 4.1. e gli Approfondimenti. (torna al testo)

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28 gennaio 2005

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