CHI SE NE FREGA DELLA POLITICA... provi un po' a leggere qua
sito dedicato ai meccanismi che muovono la politica e che i politici preferirebbero nascondere. A cura di Giovanni Genovesi

1.5. Bugie esplicite e verità nascoste

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Credo che tutti concorderanno che chi fa politica è un ipocrita patentato, un mentitore indefesso, un cinico opportunista. Saranno meno a concordare che così possono essere definiti i comportamenti di una classe di persone ben più ampia di quella dei politici: è un fatto che ognuno di noi, in misura e modi diversi, esprime una certa dose di ipocrisia, menzogna, opportunismo(1). Ciò che pone i politici sotto una così brutta luce è la loro esposizione all'opinione pubblica, sia per le loro opinioni sia per le loro attività, insieme al fatto che ci si aspetti da loro, almeno in principio, il rispetto di certe regole di condotta verso il bene pubblico e la cittadinanza su essi conta perché le cose vadano meglio.

Tuttavia qui non interessa rafforzare la bassa stima goduta dai politici, ma mettere sull'avviso la gente su una particolare distorsione dei fatti introdotta nel gergo politico e pubblicizzata grazie alla cassa di risonanza dei mass media, una distorsione importante perché riguarda direttamente la percezione che la gente ha delle regole del gioco politico e dunque la possibilità che hanno gli elettori per intervenire più consapevolmente ed efficacemente nel gioco stesso. Le distorsioni dei fatti di cui si fa qui cenno, per il loro essere dovuti più alla colpa che al dolo, cioè per la loro verosimile non intenzionalità, non vengono trattate alla stregua di artifici di propaganda, oggettto piuttosto della sezione 1.6.

Non siamo in grado né è nelle nostre finalità di elencare tutte le ipocrisie del mondo politico (esauriremmo anche troppo presto lo spazio web a disposizione e pure la vostra capacità d'attenzione), ci limiteremo dunque a pochi esempi.

Votando si supporta il proprio partito e la propria idea politica. Per quanto ciò possa essere vero fintanto che ci si mantiene sul vago, non lo è più se si tiene come riferimento il funzionamento effettivo del sistema elettorale, soprattutto nella sua parte maggioritaria e uninominale. Infatti con il voto si favorisce un particolare candidato sperando che questi corrisponda alle nostre aspettative. Il fatto che il candidato in questione si proponga di favorire e promuovere una certa idea politica, o che si dica fedele agli ideali rappresentati dal partito che lo supporta, non essendo né vincolato né regolato da alcuna legge non ci garantisce affatto sui suoi comportamenti futuri. Eppure, a questo proposito, l'esperienza di politici tranquillamente in grado di cambiare bandiera senza remora alcuna, capaci di abbracciare con travolgente passione l'ideologia fino poco prima odiata, avrebbe dovuto far capire che si deve dare più importanza al tipo di persona che si rischia di eleggere, piuttosto che alle idee che sbandiera.

Chi vota contro il proprio partito tradisce il mandato degli elettori. L'eletto è rappresentante ed espresione di un particolare colleggio elettorale, indipendentemente dalla cordata politica cui si è aggancianto in campagna elettorale. Alle elezioni successive egli dovrà dar ragione del suo operato agli elettori del suo colleggio, dei cui interessi si deve fare portatore. Se il rappresentante eletto ritiene giusto votare in difformità alle indicazioni di partito per tutelare gli interessi del suo elettorato egli ha il dovere di farlo. Qui fa capolino la questione di come è in effetti espresso il programma elettorale del candidato, cioè spesso in modi vaghi e generici, così da rendere difficile capire in concreto quel che effettivamente sarà fatto e da giiustificare con ancor più facilità quel che sicuramente non si farà.

Chi ha la maggioranza deve esser lasciato lavorare. L'opposizione è fondamentale nelle democrazie, la sua presenza dovrebbe costringere la maggioranza del momento a non violare le regole dello stato di diritto, né a procedere a troppo radicali riforme che non godano di un sostegno da ambo le parti(2). Tra l'altro, chi vorrebbe avere a che fare con qualcuno che pretende di aver sempre ragione? Il fatto che l'opposizione si opponga fa parte delle regole del gioco, solo nelle dittature l'opposizione non ha la possibilità di esercitare il suo ruolo.

È il popolo a leggittimare con il voto l'azione dei suoi rappresentanti. Questo è un tipo di affermazione che spalanca le porte ad una possibile "dittatura della maggioranza", è tipica del politicante populista proprio perchè traduce in modo semplice una idea acquisita dalla gente, cioè che la democrazia sia il governo del popolo, invece che una maniera di chiamare lo stato di diritto(3). Piuttosto è la legge a dare l'unica leggitimità e a tutelare i diritti e i doveri di tutte le parti in causa, siano esse o no maggioranza. Il popolo, votando, elegge i propri rappresentanti confidando che essi agiscano in loro interesse secondo le regole, e tanto più fiducia possono riporre in essi quanto più questi agiscono in conformità alle regole stesse(4).

Il Presidente del Consiglio viene leggittimato dal voto popolare. Qui vale in parte quanto detto poco sopra, oltre al fatto che dal punto di vista legale è falso: egli viene scelto dal Presidente della Repubblica dopo consultazione con i vari gruppi politici e può anche non aver avuto nulla a che fare con le elezioni (vedi il caso dello stesso Presidente della Repubblica C. A. Ciampi). L'inserimento del nome del candidato nel simbolo elettorale può dare l'illusione di votare per quell'individuo, ma a meno che questi non si presenti proprio nel nostro collegio, la nostra preferenza andrà al vero candidato del collegio stesso, la cui adesione al programma presentato da chi appare sul simbolo non è affatto garantita(5).

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NOTE
(1) Avete presente quando si dice a qualcuno, per cortesia, che il suo comportamento non ci dà affatto fastidio, mentre si vorrebbe invece che smetta subito, o quando si fanno dei complimenti al brutto abito indossato da una persona cara per non farle dispiacere? Gli esempi sarebbero tanti, i motivi psicologici anche, ma questi esulano dall'argomento proprio di questo sito. (torna al testo)
(2) Sullo stato di diritto vedi alla parte 2. Sui motivi che sconsigliano sempre riforme radicali, vedi alla parte 5.3. (torna al testo)
(3) Come sopra, sullo stato di diritto vedi alla parte 2. (torna al testo)
(4) Alla base di questo ragionamento è la seguente considerazione: l'unica cosa che ci garantisce (in qualche modo) sul comportamento futuro di qualcuno è la conoscenza del suo comportamento passato, dunque la corrispondenza di questo ad un sistema di regole (anche non scritte, ma comunque riconosciute dalla comunità cui si appartiene); su chi è incoerente non si ripone solitamente fiducia perché così come ha cambiato idea in passato potrebbe farlo in futuro, magari rinunciando all'aiuto che ci aveva promesso. (torna al testo)
(5) Più accettabile potrebbe essere l'inserimento del nome del capolista quando il simbolo interessato viene usato per una elezione amministrativa locale, poiché in questo caso è più concreto il collegamento tra il voto e il candidato pubblicizzato. (torna al testo)

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Ultimo aggiornamento
28 gennaio 2005

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