CHI SE NE FREGA DELLA POLITICA... provi un po' a leggere qua
sito dedicato ai meccanismi che muovono la politica e che i politici preferirebbero nascondere. A cura di Giovanni Genovesi

5.1. Il retaggio del passato

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Quasi tutti i più forti termini usati dalla moderna politica, da comunismo a riformismo, da nazismo a partito, da socialismo a nazionalismo, hanno ricevuto il senso in base al quale ancora oggi ne parliamo oltre un secolo fa. Questo senso è stato enormemente condizionato da quelle che erano le idee guida della cultura del tempo, determinate da ciò che filosofia e la scienza di allora permettevano di conoscere, dalla visione del mondo che quelle conoscenze contribuivano a costruire.

Alla fine dell'Ottocento si viveva un certo euforico ottimismo(1), giustificato da quelli che sembravano gli irresistibili passi di una scienza in grado di spiegare tutto una volta per tutte. L'Europa dominava ancora un mondo le cui diverse culture, popolazioni e religioni riuscivano a sopravvivere in nicchie abbastanza ampie da non disturbarsi troppo a vicenda. Il positivismo imperava nelle scienze ed in filosofia, con la sua idea che fosse possibile per l'uomo imporre la sua volontà al mondo ed alle leggi di natura, che fosse possibile anche vincere una volta per tutte la necessità di una qualsiasi metafisica, il romanticismo, ed altre umane inclinazioni non collegate alla né confermate dalla scienza. In matematica si coltivava la speranza che in breve tempo sarebbe diventata un sistema assolutamente completo e coerente, entro il quale non ci sarebbe stato spazio per ipotesi a priori, ma ogni cosa sarebbe stata dimostrabile all'interno del sistema stesso. Darwin da poco aveva rivoluzionato il concetto che l'uomo aveva di sé, ma le sue idee di un mondo in continuo e perenne cambiamento venivano invece usate per supportare un conservatorismo che tale cambiamento voleva ostacolare, soprattutto nel sociale e, dunque, in politica. Lo stato delle umane conoscenze era ancora tale da permettere ad una persona istruita di abbracciare quasi completamente sia la cultura umanistica che quella scientifica, raggiungendo in entrambe un alto grado di erudizione e competenza. E persino il popolo, ancora "massa" per molta elite intellettuale, cominciava a scrollarsi di dosso l'analfabetismo e sperava che il cambiamento dei tempi avrebbe portato più eguaglianza e giustizia sociale: la politica si preparava ad uscire dai circoli di iniziati per alimentare il motore delle trasformazioni sociali dal basso.

Poi tutto cambiò, e non fu solo colpa della I Guerra mondiale.

Sebbene sia ormai cultura popolare appellare la storia quale maestra di vita, è pure risaputo ed evidente che l'umanità sembra incapace di imparare dai propri errori, ma soprattutto che a soffrire di tale incapacità sono soprattutto coloro che, per ruolo, cultura e influenza sociale, hanno in carico le redini del mondo. Tanto più grave questo ci appare perché, in confronto ai leader di soli cinquanta anni fa, gli strumenti ora a disposizione di chi deve decidere la politica di un Paese sono di più, sono più precisi, sono più affidabili. Cosa è successo?

In sintesi: La cultura umanistica e quella scientifica si sono separate, e siccome l'ultima è molto più difficile da seguire, i politici non ne tengono quasi conto, continuando a basare le loro scelte su conoscenze "ingenue", idealistiche o romantiche, dimostratesi quantomeno inaccurate (se non false o pericolose) dagli ultimi progressi scientifici.

Il complessificarsi, diversificarsi, interconnettersi delle varie discipline scientifiche, insieme all'apparire di nuove teorie enormemente più potenti ed affidabili delle precedenti, ma al contempo spesso ostiche e contrarie a quel che suggerirebbe il buon senso, ha scavato un profondissimo solco tra la cultura scientifica e quella umanistica, creando una scissione visibile anche nel modo in cui è strutturate l'educazione scolastica, che difficilmente riesce a creare un ponte tra le due visioni, restando invece abbastanza saldamente ancorata al mantenimento di cicli di studi separati per le materie umanistiche e quelle tecnico-scientifiche.

E nonostante il fatto che i più grossi passi avanti compiuti dall'umanità nell'ultimo secolo siano figli del progresso scientifico, quasi tutti i politici (in specie i nostrani) hanno una cultura esclusivamente umanistica.

Nel corso degli ultimi dieci anni di studi mi sono reso conto di quanto è successo in campo culturale nel Novecento e di cui si può avere notizia esclusivamente avventurandosi fuori dal normale curricolo scolastico.

Tutto cambiò anche per il crollo del deterrminismo newtoniano a causa della teoria della relatività e per la meccanica quantistica, per la scoperta dei meccanismi che muovono l'evoluzione, per l'emergere di una etologia comparata estesa agli esseri umani, per lo sviluppo della teoria dei giochi in matematica, insieme all'enunciazione del teorema di Gödel, per la creazione del campo unificato delle scienze cognitive e l'invenzione dei computer, che hanno reso molto più rapida ed efficace l'elaborazione e l'analisi dei dati raccolti nei vari campi, per il crescere degli studi correlati all'ecologia e dunque l'apparire di una scienza dei sistemi in grado di gettare nuova luce sul funzionamento di TUTTI i sistemi complessi, dalla cellula al mondo.

Ma questo è già il presente, se non il futuro. La politica invece continua a soffrire del retaggio del passato, un retaggio che impedisce di vedere i problemi per quel che sono, figuriamoci se riuscirebbe a far vedere una qualsiasi soluzione che non si dimostri, al solito, una pezza.(2)

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NOTE
(1) Vedi il lavoro di Barbara W. Tuchman, Tramonto di un'epoca. (torna al testo)
(2) So bene che il modo di esporre qui adottato non rende giustizia appieno a fenomeni culturali come ad esempio il positivismo, e potrebbe risultare ingiusto nei confronti di quei politici che invece possiedono le nuove conoscenze di cui qui si parla. Tra l'altro, l'argomento viene esposto in forma storica, saltando necessariamente (per esigenze di semplicità e spazio) tutta una serie di dettagli cronologici che hanno il loro interesse.
Purtroppo ammetto che l'aspetto storiagrafico di questo sito è stato messo in secondo piano, ritenendo altre le priorità da mantenere. Tuttavia voglio invitare chi abbia qualcosa da farmi notare sulla presente pagina a comunicarmelo tramite posta elettronica o i commenti al sito. (torna al testo)

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28 gennaio 2005

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