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4.2. Il problema della scelta
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Si può scegliere il vero, il giusto, il migliore? L'argomento è pesante; generazioni di pensatori ne hanno discusso. Qui si concorda con chi lo ritiene un problema indecidibile, almeno a pensarlo come si fa di solito, cioè in termini assoluti: trovare ciò che più di tutto è vero, è giusto, è migliore. È indecidibile perché non sapremo mai se, tra le cose che non abbiamo considerato (per mancanza di tempo, perché distanti nel tempo o nello spazio) ve ne sia una un po' più vera, più giusta, ancora migliore di quella con cui avevamo chiuso la nostra ricerca di soluzioni.
In pratica noi scegliamo sempre e solo, tra le alternative note, quella che sembra relativamente più probabile, meno ingiusta, più accettabile. E se pure fosse possibile una scelta giusta sicura, assoluta e definitiva, difficilmente convinceremmo di ciò chi la pensasse diversamente, per il fatto che la nostra mente è più un'arma per difendere i nostri pregiudizi che uno strumento per la ricerca della verità (per non parlare di quanto il nostro giudizio possa ingannarsi e di come la nostra opinione possa essere male intesa per i più vari motivi).
Allora? Messe così le cose: sarà mai possibile fare con ragionevole sicurezza la scelta migliore? No. Come abbiamo detto saremmo sempre costretti dalle nostre limitate risorse di tempo ed energia a valutare solo un numero finito di scelte, preferendo quella che, relativamente alle altre, ci sembra la migliore. Se poi da questa scelta avremo dei benefici (o, che è lo stesso, minori danni), sarà molto probabile che torneremo ad effettuarla ogni volta che ci trovassimo in situazioni simili. Se, viceversa, non apportasse i benefici attesi ( o peggio ci nuocesse), allora verrà scartata a favore di scelte diverse non appena si ripresentasse una occasione simile.
Per dirla usando un luogo comune: sbagliando s'impara, e si capisce che si è sbagliato qualcosa quando il risultato atteso non arriva, quando magari arriva ma accompagnato da un danno imprevisto che ne annulla i benefici, quando arriva come previsto ma differenti e più efficaci scelte altrui rendono allettante cambiare idea. Questo procedere per tentativi è applicato da ognuno di noi ai problemi di ogni giorno, talvolta aiutati dalla cultura posseduta (cioè il complesso di esperienze altrui di cui siamo a conoscenza), talvolta ingannati dalla stessa (quando scelte passate, prese riguardo problematiche nuove, si rivelano controproducenti). In generale si può dire che la scelta è tanto più responsabile, più probabilmente vantaggioso per noi, quanto più si è capaci di cogliere il legame tra la scelta stessa e ciò che ne deriva, tra causa ed effetto.
Come già detto nella sezione Cosa ce ne viene? , quel che ci può aiutare, il nostro “senso della causalità”, cioè la nostra intelligenza, ha bisogno di informazioni e di una teoria su come elaborarle per poterci supportare nella scelta. Purtroppo, riguardo alla politica, la maggior parte delle persone non solo possiede, se la possiede, una teoria approssimativa basata sul senso comune (coi rischi che comporta, vedi sezione ), ma spesso neppure è informata e, cosa ancora peggiore ai fini di quanto sopra detto, non riesce a cogliere il nesso tra le proprie scelte politiche ed i risultati che ne derivano. In questo modo si ottiene in continuazione un risultato indesiderato (per esempio la permanenza di una classe politica ritenuta non all'altezza), senza riuscire a capirne la genesi, dunque senza avere la possibilità di correggerlo.
Qui non si pretende di fornirvi della teoria politica giusta , tantomeno si potrebbero darvi tutte le informazioni utilizzabili, ci si accontenta di proporre un confronto tra le vostre e le idee qui espresse, e chissà che così stimolato non sia qualcuno di voi ad aiutarci a capire meglio cosa non va e cosa si può fare perché i politici abbiano meno possibilità di ingannarci e la politica si riavvicini alla gente vera e ne faccia gli interessi.
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NOTE
(1) Vedi in particolare alla parte 5.4. (torna al testo)
(2) Altri approfondimenti alle parti 4.3. e 4.6. (torna al testo)
(3) Sulla necessità di capire meglio il mondo intorno a noi, vedi alle parti 5.2. e 5.6. (torna al testo)
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Ultimo aggiornamento
28 gennaio 2005
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