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sito dedicato ai meccanismi che muovono la politica e che i politici preferirebbero nascondere. A cura di Giovanni Genovesi

4.1. Il senso comune ed il buon senso

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Molto spesso, nel corso del dibattito politico si fa riferimento al senso comune o si chiama in causa il buon senso. In entrambi i casi resta implicita la positività di queste “ cose” , anche se ciò non è sempre vero: il bravo persuasore può usarle come esca per ottenere un consenso che la sua politica non merita. Uno dei problemi è che senso comune e buon senso sono concetti il cui senso non si presta a precise definizioni, così, per poterci meglio intendere, si dice di seguito in che termini se ne parlerà qui:

- il senso comune è quel complesso di conoscenze di base, spesso ingenue, che si ritengono condivise dalla maggioranza degli appartenenti ad una comunità, che fanno da base per una visione del mondo soggettivamente ritenuta quasi ovvia, in parte riconducibile e condensabile in detti proverbiali;

- il buon senso è una strategia di pensiero e di comportamento, caratterizzata dal rifiuto di posizioni rigide e/o estremiste, e dalla ricerca di soluzioni mediate e ponderate, senza fretta né superficialità.

Nel discorso generico il senso comune funziona abbastanza bene, perché rende più economico lo scambio di informazioni, perché ci permette di capire chi ci è simile, perché ci rende prevedibile il comportamento di chi si esprime in conformità ad esso. Funziona perché sfugge la complessità delle cose, perché semplificando le riconduce a quel che ci è noto. Dove sta il problema allora?

All'interno del senso comune sono frequentemente contenute affermazioni contrastanti, ad esempio l'invito all'azzardo del “chi non risica non rosica” contro l'opposto invito alla moderazione del “meglio sbagliare per eccesso di prudenza che per eccesso di zelo”. Nel momento in cui due persone, una suscettibile di cedere all'azzardo e l'altra alla moderazione, dovessero decidere insieme, sulla base del solo senso comune, come comportarsi o chi avesse ragione, non ne uscirebbero più. Nel migliore dei casi è probabile che ognuno resti della propria idea, nel peggiore, uno potrebbe cercare di ottenere ragione tramite la prevaricazione fisica.

Verrebbe da dire: “il senso comune dovrebbe essere mitigato dal buon senso”, ma nel caso di una diatriba in cui almeno una delle persone in causa sia sufficientemente ostinata se ne uscirebbe forse come nel migliore dei casi sopra citato.

Qualcuno, sconfortato, potrebbe credere che la risposta più efficiente stia nel restare ognuno, pacificamente, delle proprie idee, e confidare nel tempo e nel destino per il futuro. Non è così.

Il problema ritorna ad essere quello di come scegliere: ne parliamo di seguito.

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NOTE
(1) Vedi in particolare alla parte 5.4. (torna al testo)
(2) Altri approfondimenti alle parti 4.3. e 4.6. (torna al testo)
(3) Sulla necessità di capire meglio il mondo intorno a noi, vedi alle parti 5.2. e 5.6. (torna al testo)

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Ultimo aggiornamento
28 gennaio 2005

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